Palermo insolita e nascosta
Ci sono città dove i viaggiatori amano tornare più volte perché sanno che ogni volta c’è qualcosa di nuovo e speciale da vedere. Così accade, per me, alla scoperta di una Palermo insolita e nascosta.
Indice
- 1 Palermo, città dai mille volti
- 2 Andar per mercati nella Palermo insolita e nascosta
- 3 Contare le statue del Genio di Palermo
- 4 Scoprire la vegetazione rara dell’Orto Botanico
- 5 Street art , la realtà stampigliata sui muri
- 6 La Fontana Pretoria
- 7 Bellezza fuori porta, Villa Niscemi
- 8 Oratorio di Santa Cita e il Serpotta
- 9 Cosa mangiare a Palermo
- 10 Colazione a Palermo
- 11 Free Tour a Palermo
Una di queste città è Palermo che sulle sue ricchezze artistiche, culturali e gastronomiche ha costruito la sua fama.
Il primo viaggio che rammenti risale a vent’anni fa.
Una decina di giorni passati a Palermo, durante il periodo pasquale con la mia famiglia, che mi permisero di conoscerla in lungo e in largo.
Soprattutto ripercorrendo i luoghi della gioventù di mio padre.
Poi ho avuto modo di tornarci, soprattutto, con toccate e fughe diverse volte.
In quest’ultimo viaggio invece per #ripartiAMOitalia sono andata alla scoperta di luoghi famosissimi, ma dalle storie nascoste, e di itinerari insoliti e particolari.
Palermo, città dai mille volti
Palermo è stata città fenicia, greca e romana, capitale araba, terra di conquista per normanni, svevi, francesi e spagnoli.
Secoli di storia e di dominazioni hanno segnato il capoluogo siciliano, città dai mille volti, crocevia di popoli, amalgama di culture e tradizioni diverse, bella ed immensa.
Palermo mostra con orgoglio le testimonianze del suo passato glorioso che rivive nella grandiosità del suo patrimonio artistico e architettonico. Nella “città delle delizie” convivono armoniosamente cupole arabe, chiese dal gusto barocco, palazzi in stile liberty, teatri neoclassici, settecenteschi spazi verdi e brulicanti mercati storici, simili ai suq arabi.
Andar per mercati nella Palermo insolita e nascosta
Rumori, profumi e intorno palazzi in rovina. Seguendo l’odore del mare, tra viuzze strette, non è difficile trovare i mercati storici, uno dopo l’altro mostrano una Palermo insolita e ferma nel tempo.
La Vucciria
La Vucciria, tra Piazza Caracciolo e dintorni, era un tempo era una bottega della carne, tanto che il termine era originariamente boucherie in francese; proprio macelleria.
Oggi la Vucciria appare di giorno tristemente vuota con la maggior parte delle botteghe ormai chiuse. La sera, quasi per miracolo, le strade si affollano di giovani che trascorrono le serate nei numerosi locali e pub che animano la movida palermitana.
Il Capo
Il Capo, si trova nell’omonimo quartiere ed è di età musulmana: sorge lungo le vie Carini e Beati Paoli, la via di S.Agostino e la via Cappuccinelle.
Ci si trova di tutto: frutta e verdura di ogni specie, pesce fresco e anche meno fresco (bisogna saperlo conoscere), macellerie e venditori occasionali di tutte le etnie. Il tutto esposto al di fuori dei negozi e coperte dai caratteristici tendoni colorati che riparano dal sole e dalle rare piogge.
Agli odori e profumi caratteristici si uniscono le tipiche voci dei venditori (abbanniate) che invitano ad acquistare la merce.
Ballarò
Ballarò va da piazza Casa Professa ai bastioni di corso Tukory verso Porta Sant’Agata ed in molti lo scelgono anche per la presenza di cibi cotti e di strada.
Ci si può trovare veramente di tutto e non mancano i numerosi punti di street food dove gustare ogni sorta di cibo di strada palermitano e ultimamente cosmopolita. Una gita tra i sapori, i colori, gli odori, i suoni e i rumori di una Palermo multietnica e suggestiva.
Via dei Lattarini
Ma il vero luogo dove si respira la “vecchia” Palerno è Via dei Lattarini, dove in passato sorgeva il ghetto tant’è che storici cartelli riportano le insegne delle strade in italiano, arabo e ebraico.
Via dei Lattarini si trova infatti nel quartiere Kalsa, a poca distanza dal mercato della Vucciria. Questa via e quelle limitrofe sono caratterizzate da piccoli negozietti e bancarelle utilizzate per la vendita di lane e cotoni da ricamo, abbigliamento vario da lavoro come tute, jeans, maglieria e indumenti militari.
Pochi conoscono questa zona e pochi la visitano, ma è qui che è ancora possibile vedere gli artigiani a lavoro.
Contare le statue del Genio di Palermo
Cercare tutto o quasi tutte le statue che rappresentano il Genio di Palermo diventa quasi un gioco per i viaggiatori.
Il Genio è nume ed emblema della Città di Palermo nonchè complementare di Santa Rosalia, eletta dal 1624 sua patrona.
E’ sempre raffigurato come un vecchio seduto in trono ed incoronato, con la barba divisa in due ciocche ed è accompagnato da un serpente nell’atto di morderlo o di succhiargli il petto e alle volte sormontato da un’aquila o con ai piedi un cane o, ancora, con in mano lo scettro.
Le testimonianze del Genio di Palermo disseminate tra le strade e gli anfratti della città sono numerose; tre le più conosciute vi sono la fontana di Piazza Rivoluzione, il genio della Vucciria, quello di Villa Giulia, quello rappresentato nei mosaici della Cappella Palatina e l’ultimo custodito in una serra tropicale dell’Orto Botanico.
Scoprire la vegetazione rara dell’Orto Botanico
Nato a fine Settecento, l’orto Botanico di Palermo, doveva contribuire allo sviluppo delle Scienze botaniche nell’interesse soprattutto della Medicina e dell’Agricoltura e dare ulteriore decoro alla città.
Tra i suoi viali ci sono specie rarissime come albero del cotone e del sapone, i boschetti di bambù, collezioni di felci e serre con piante esotiche.
Qui si trova appunto, l’ultimo Genio apparso in città, ad opera di Domenico Pellegrini.
Un Genio possente, accompagnato dal suo cane fedele, ma anche da una Santa Rosalia bambina, quasi a testimonianza del legame imprescindibile tra il passato e il presente della città. Vicino compare un altro bimbo che guarda al futuro.
Ognuno di noi, me compresa, è rappresentato in quella statua che ardentemente spera che il domani sia migliore.
Street art , la realtà stampigliata sui muri
Palermo è questione di metri: si passa dai fasti del centro storico ai quartieri popolari più antichi e, ancora, dal rilassante lungomare della Cala ai ridondanti mercati.
La cosa sorprendente è che tutti questi aspetti convivono tra loro in modo talmente armonioso che quasi non si riesce a separare l’uno dall’altro.
Ed in questo caledoscopio di emozioni, anche contrastanti, la cultura urbana della città si è arricchisce di nuova bellezza.
I fautori di queste nuove ricchezze culturali sono stati i graffitari, gli street artist, insospettabili nuovi artisti che con i loro murales sanno cogliere la complessità del più grande melting pot siciliano.
Alcuni esempi imperdibili; il tributo a Falcone e Borsellino a pochi metri dalla Chiesa di Santa Maria della Catena, le opere che riempiono i mercati tra cui quelle firmate da Tutto E Nientae, fino “Viva Santa Rosalia”, situato in via Dei Benedettini e creato da Igor Scalisi Palminteri
La Fontana Pretoria
Realizzata nel XVI secolo dallo scultore Camilliani per la villa fiorentina di don Pietro di Toledo e successivamente acquistata dal senato di Palermo, dal 1581 la monumentale fontana rinascimentale fa bella mostra di sé nella bella Piazza Pretoria, circondata da splendidi palazzi, tra cui Palazzo Pretorio (sede del Comune), e chiese antiche (San Giuseppe dei Teatini e Santa Caterina) e altri palazzi completamente decadenti che in uno sguardo solo mostrano tutti i volti di Palermo.
Considerata tra le fontane più belle d’Italia (non a caso Giorgio Vasari la definì “stupendissima fonte”), viene chiamata anche fontana delle vergogne per sottolineare la nudità di tutte le statue che l’adornano.
Bellezza fuori porta, Villa Niscemi
Per chi ha la possibilità di sostare più di un giorno a Palermo e desidera scoprire anche il patrimonio monumentale situato al di fuori del centro storico palermitano non può non visitare la splendida Villa Niscemi, nota agli appassionati del celebre romanzo “Il Gattopardo” per avere ispirato a Giuseppe Tomasi di Lampedusa la descrizione della villa di Tancredi, pupillo e nipote del protagonista.
Villa Niscemi, inserita nel grande Parco della Favorita, inoltre è molto vicina alla deliziosa Palazzina Cinese e all’interessante Museo Etnografico “G.Pitré” due altre attrazioni della città delle quali se ne consiglia la visita, con la raccomandazione, anche per Villa Niscemi, di avere conferma il giorno prima degli orari di apertura.
Haimè, questo è uno dei lati oscuri di Palermo, l’incapacità di dare informazioni chiare e sicure sulle aperture dei vari monumenti.
La facciata, scandita da lesene è affiancata da piccole terrazze che si aprono sul parco e su Monte Pellegrino. L’interno, diviso classicamente con le stanze ad “infilata”, ci mostra vari saloni ricchi di mobili originali e di suppellettili: come divani, cassettoni, camere da letto completamente arredate e tavoli da pranzo e da lavoro.
Oggi Villa Niscemi , con i suoi 4 ettari di parco tutt’intorno, è la sede di rappresentanza del Comune di Palermo.
Oratorio di Santa Cita e il Serpotta
L’Oratorio di Santa Cita, a Palermo, è uno scrigno prezioso, che racchiude al suo interno un tripudio di stucchi bianchissimi.
La compagnia del SS. Rosario in Santa Cita fu fondata nel 1570, dopo la scissione con l’omonima compagnia con sede in San Domenico e inaugurò un proprio oratorio nel 1686.
Serpotta, incaricato di decorare in stucco il vasto ambiente, vi inserì numerosi angeli e putti dalle espressioni e posizioni estremamente libere e plastiche che sembrano giocare tra di loro, arrampicandosi sulla cornice delle finestre, facendo capolino da ghirlande floreali, voltando le spalle in maniera irriverente.
Gli amorini piangono, dormono, allacciano le mani intorno alle ginocchia in atteggiamento pensoso.
Cosa mangiare a Palermo
La gastronomia palermitana è varia, buona e gustosa. Dall’antipasto al dolce, Palermo offre piatti tipici assolutamente imperdibili: una combinazione straordinaria di ingredienti, sapori e profumi, frutto del passaggio delle innumerevoli civiltà che si sono succedute e che hanno lasciato anche nella cucina il loro segno.
Zafferano, pistacchi, prodotti caseari, fichi d’india e aromi per le granite, sono solo alcuni degli elementi utilizzati nella fantasiosa cucina palermitana.
Assaggiate i piatti tradizionali della popolare “cucina di strada” come:
- le famose arancine (palle di riso impanate e fritte farcite generalmente con ragù, mozzarella e piselli)
- le crocchè o “cazzilli” a base di patate
- lo sfincione (grossa sfoglia di pasta lievitata condita con una salsa a base di pomodoro fresco, cipolla, acciughe e caciocavallo)
- le panelle, (frittelle di farina di ceci)
- il proverbiale u pane ca’ meusa, ovvero la pagnottella ripiena di milza, polmone e trachea a pezzettini cucinati con lo strutto.
Colazione a Palermo
Per scoprire una Palermo insolita occorre assaggiare molto altro oltre lo street food. La pasticceria palermitana, secondo alcuni la più buona del mondo, merita di essere trattata a parte. Cannoli, cassate, pasticcini alle mandorle, il gelo all’anguria, sono più che semplici sfizi.
Al contrario, sono un pezzo di storia importante da cui è possibile ricostruire il “genius loci” palermitano. In città ci sono diverse pasticcerie di ottimo livello, e in rete non mancano liste e suggerimenti con le migliori. Meglio ancora, una volta in città, farsi consigliare da qualcuno del posto. Insomma, “eat local”, come dicono gli inglesi, perchè il cibo è cultura.
Free Tour a Palermo
Crogiolo di culture differenti, Palermo è una città dal fascino millenario, per non sfuggire a questo fascino e scoprire gli angoli più nasconti del centro storico e i luoghi emblematici della città un buon suggerimento è quello di affidarsi ai free tour di Civitatis. Ti unisci al gruppo?