Luoghi ebraici per ricordare l’Olocausto in Europa
“La memoria è il vaccino culturale che ci rende immuni dai batteri dell’antisemitismo e del razzismo. E’ un vaccino contro indifferenza.”
Indice
Liliana Segre
Il popolo ebraico è parte integrante della civiltà europea, avendo contribuito in maniera eccezionale e durevole al suo sviluppo nel corso dei millenni, fino a oggi.
Ecco che in una giornata così importante, come il 27 gennaio, non possiamo che viaggiare, idealmente, nei luoghi ebraici europei; siti archeologici, sinagoghe storiche, cimiteri, vasche per le abluzioni, quartieri ebraici, monumenti e memoriali.
Attraverso questi itinerari nei luoghi ebraici noi viaggiatori ci immergeremo nella storia ebraica, attraversando frontiere e secoli e ricevendo informazioni e materiali.
MILANO
Tra il mese di dicembre del 1943 e il mese di gennaio del 1945 partirono dal “Binario 21” della Stazione Centrale di Milano 23 convogli diretti ai campi di concentramento oltre alpe.
I deportati erano ebrei, prigionieri politici, partigiani e lavoratori antifascisti.
L’amministrazione milanese nel 2013 ha aperto “Binario 21” che è il Memoriale della Shoah. Situato di fronte al palazzo delle ex Regie Poste, ed ha lo scopo di «…realizzare un luogo di memoria e un luogo di dialogo e incontro tra religioni, etnie e culture diverse…».
Oggi a ricordare quella tragedia c’è un memoriale voluto proprio da una delle persone deportate sopravvissuta: Liliana Segre.
Liliana, una donna di 90 anni, ora senatrice a vita della Repubblica italiana, fu catturata quando ne aveva solo 13.
Ad accoglierci, nel memoriale, è una parola: indifferenza
Perché la parola “indifferenza” ?
Per noi è solo un sostantivo, ma in quegli anni l’indifferenza della gente aveva permesso che tra il 1943 e il 1945 partissero da quel binario quindici carri bestiame pieni di ebrei, tra cui Liliana.
L’area di via Ferrante Aporti, situata a livello stradale sotto i binari che vedi passando a Milano in via Pergolesi, era adibita al carico e allo scarico della posta.
Là sotto i nazisti caricavano i carri che poi venivano posizionati uno per volta su un carrello traslatore e portati a livello dei binari, tra la banchina 18 e 19.
Nessuno avrebbe mai potuto pensare che quel marchingegno industriale sarebbe potuto servire per trasportare uomini e oggi sarebbe considerato uno dei luoghi ebraici di Milano.
ROMA
“Pietre d’inciampo”, (Stolpersteine) è un progetto nato in Germania nel 1993, da un’idea di Gunter Demnig ed è attualmente in corso in diverse città europee.
L’opera consiste nell’inserimento di elementi di pavè ricoperti da una lastra di ottone sulla pavimentazione davanti all’abitazione delle vittime del Nazismo. Vi sono incisi nome, data di nascita, luogo e data della deportazione della persona cui è dedicato il ricordo. Nella loro forma anti monumentale e diffusa, le pietre d’inciampo entrano nel paesaggio urbano e nell’esperienza della comunità.
Passeggiando per le vie di Roma, infatti, ci si può imbattere in sampietrini davvero particolari; ovvero le pietre d’inciampo.
Come si può vedere nella mappa si trovano soprattutto nella zona, lungo il Tevere, e vicino alla Sinagoga, che una volta era il ghetto ebraico.
Le pietre d’inciampo”, una volta installate, diventano parte integrante del tessuto urbano e della sua toponomastica. Una mappa urbana dove passato e presente, individuo e collettività, memoria privata e memoria pubblica si intrecciano, nel racconto dei luoghi ebraici.
BERLINO e i luoghi ebraici
Alla vigilia della seconda guerra mondiale Berlino ospitava la più grande comunità ebraica dell’intera Germania, una presenza che aveva origini lontane, risalenti al medioevo, ma gli sconvolgimenti e drammi del secolo scorso hanno cancellato molte tracce.
Senza dubbio ognuno di noi dobrebbe visitare lo Scheunenviertel (l’allora quartiere ebraico della città, parte del centrale quartiere Mitte) dove ci si può imbattere in luoghi, edifici e strade che sono stati teatro di questa lunga e spesso travagliata storia.
Entrando al Museo Otto Weidt si conosceranno le vicende di un uomo coraggioso che assieme ad altri oppositori del nazismo si ingegnò per evitare la deportazione di molti ebrei berlinesi.
Nei locali originali della manifattura di spazzole della quale Weidt era proprietario scoprirete come egli abbia contribuito a salvare vite umane.
La particolare struttura architettonica del quartiere, caratterizzato da cortili interni (come gli Hackesche Höfe), vi darà la possibilità di capire come Berlino si sia sviluppata, soprattutto nel rispetto dei luoghi ebraici.
Qui si vedono al contempo alcuni edifici ristrutturati elegantemente, altri sbriciolatisi durante il periodo socialista (il quartiere ebraico si trova appunto nell’ex Berlino est) e perfino un palazzo che porta evidenti segni della guerra.
Non si può evitare di conoscere l’area dove sorgeva il lager di passaggio, anticamera della deportazione verso i campi di sterminio fuori dai confini del Reich, e anche visitare la Nuova Sinagoga in Oranienburger Strasse.
Museo ebraico
Monumento alla storia sociale, politica e culturale degli ebrei in Germania è lo spettacolare Berlin Jüdisches Museum di Daniel Libeskind considerato, per i suoi contenuti e la sua architettura, un’eccellenza mondiale.
Il Museo, sintesi architettonica dell’identità culturale di un popolo, si pone anche come tangibile espressione della presenza e del ruolo degli ebrei in Germania, ma oltre tutto questo è un invito alla riconciliazione – fisica e spirituale – della città di Berlino con l’Olocausto.
Nato a pochi chilometri dalla capitale tedesca (a Lodz, in Polonia) e appartenente a una famiglia decimata nello sterminio, Libeskind presentò il suo progetto al Senato di Berlino nel 1988, un anno prima della caduta del muro.
Alla base della sua proposta era il desiderio di affrontare, in un’unica struttura, temi ampi e complessi come la storia degli ebrei tedeschi e il vuoto lasciato dalla loro assenza a Berlino, per arrivare infine a offrire un simbolo di speranza per un nuovo corso storico, per Berlino e per l’Europa.
PRAGA
Il quartiere di Josefov a Praga stupisce molti visitatori che, pensando di visitare il ghetto di Praga, si immaginano di trovare solo vecchi edifici storici.
Li troverete, ma troverete anche edifici più recenti in stile liberty e art nouveau, insieme ad un’elegante via fiancheggiata da boutique di stilisti famosi come Louis Vitton e Dior. Dettaglio che ha stupito anche me nella visita di qualche anno fa.
L’essenza storica del quartiere ebraico rivive nel Museo Ebraico, che vi consente l’accesso alle più interessanti e toccanti testimonianze della vita degli ebrei a Praga.
Un luogo altamente evocativo all’interno del museo è il Vecchio Cimitero Ebraico, il più antico cimitero ebraico d’Europa conservatosi fino ad oggi, con circa 12000 lapidi antiche.
L’anima del quartiere sono sicuramente le sinagoghe, importanti luoghi di culto ma anche di ritrovo. Non mancate di visitare le più importanti:
- ammirate le decorazioni arabeggianti della Sinagoga Spagnola
- cercate il Golem nella Sinagoga Vecchia-Nuova, la più antica sinagoga d’Europa ancora funzionante;
- entrate in silenzio nella Sinagoga Pinkas, che ospita un toccante memoriale delle vittime della Shoa e una mostra con i disegni realizzati dai bambini del ghetto di Terezin.
BUDAPEST
In proporzione ai suoi abitanti, Budapest è una delle città europee con la presenza ebraica numericamente più significativa. Infatti, il 90% dei circa 160.000 ebrei ungheresi vive proprio nella capitale.
Inoltre, il ruolo che i cittadini ungheresi di religione ebraica hanno rivestito nella costruzione del paese, tanto dal punto di vista scientifico quanto da quello culturale, è stato fondamentale.
L’immenso contributo che questa comunità ha dato nell’edificazione della moderna Ungheria è riflessa anche nella storia della capitale magiara e nei suoi monumenti.
Per questo motivo, l’obiettivo del presente articolo è proprio quello di dare al lettore la possibilità di scoprire (o riscoprire) i luoghi più o meno conosciuti legati all’ebraismo ungherese.
Il VII distretto di Budapest
Il VII distretto di Budapest, oggi conosciuto più per i suoi bar piuttosto che per la sua antica storia, è il quartiere ebraico della città per antonomasia.
Qua si trovano due sinagoghe ancora in uso, oltre che diversi ristoranti e pasticcerie kosher. Ancora oggi la maggior parte degli ebrei della capitale vive in questo quartiere, storicamente abitato dalla borghesia ebraica capitolina.
Durante l’occupazione nazista vissero, segregati e in condizioni penose, dentro il ghetto creato per loro.
Come in altri ghetti dell’Europa orientale, i nazisti costruirono delle mura per delinearne il perimetro, all’interno del quale avvenivano razzie di ogni genere e deportazioni.
Un pezzo originale del muro del ghetto esiste ancora all’interno di un condominio malandato in Kiraly utca, mentre una sua riproduzione si trova in Dohány utca 34.
Monumento della scarpe
Nella nebbia fredda di Budapest, le Scarpe sul Danubio camminano immobili lungo la riva del grande fiume: sessanta paia di calzature in bronzo, distese su quaranta metri in ferro della banchina dalla parte di Pest.
Arrugginite e logorate sembrano lì da sempre, lasciate per forza da chi non c’è più. E invece sono state tutte create nel 2005 dal regista ungherese Can Togay e dall’amico scultore Gyula Pauer. Realizzate non lontano dal ponte delle Catene e dal Parlamento, le Scarpe sulle rive del Danubio sono un’opera artistica a memoria del massacro di cittadini ebrei compiuto dal partito delle Croci Frecciate durante il secondo conflitto mondiale.
Imprigionati nelle loro stesse case, gli ebrei vennero poi trascinati a forza lungo il fiume. Costretti a lasciare le scarpe sulle rive del Danubio, venivano legati a gruppi di tre: la persona al centro, freddata con un colpo di pistola, trascinava con sé gli altri due in acqua. La ferocia delle Croci Frecciate non risparmiava nessuno: uomini, donne, anziani e bambini dovevano morire. E morivano a frotte per mano di persone della stessa nazionalità.
Su una delle calzature della scultura, qualcuno, spesso lascia un fiore rosso: pochi petali soltanto umidi di nebbia fredda e un pensiero per non dimenticare.
CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI DACHAU
Il Campo di Concentramento di Dachau (Konzentrationslager Dachau) si trova a 13 chilometri da Monaco di Baviera.
Costruito nel 1933, fu il primo campo di concentramento ufficiale. Anche se, all’inizio, Dachau fu usato solo per rinchiudere i prigionieri politici, con il tempo si riempì di ebrei, zingari, omosessuali e testimoni di Geova. Tra il 1933 e il 1945, oltre 200.000 prigionieri arrivarono qui. Non sapremo mai il numero esatto delle vittime mortali, ma si parla di decine di migliaia di persone.
La vita nel campo
Per dodici anni, i prigionieri che passarono di qui erano sottoposti ai lavori forzati: progetti di costruzione e artigianato, realizzazione di strade, drenaggio di paludi e produzione di armi.
Come nel resto dei campi di concentramento, anche a Dachau furono realizzati numerosi esperimenti in cui i prigionieri venivano sottomessi a prove di nuovi medicinali e a diverse tecniche alle quali, spesso, non sopravvivevano.
Il 29 aprile 1945, finalmente fu chiuso questo tragico capitolo della storia grazie all’esercito americano, che liberò il Campo di Concentramento di Dachau.
Il modo più completo di conoscere il Campo di Concentramento di Dachau è una visita con una guida esperta della storia del posto, che vi consiglio dopo aver provato di persona.
In questo modo, non vedrete semplicemente gli edifici, ma farete un vero e proprio viaggio nel tempo alla scoperta della storia e del significato di questo luogo.
AMSTERDAM e i luoghi ebraici
La Casa di Anna Frank è un museo che racchiude una storia. E’ situato al centro di Amsterdam e conserva il nascondiglio in cui Anna Frank scrisse il suo famoso diario durante la Seconda Guerra Mondiale.
Anna Frank era una ragazza normale in circostanze eccezionali. Per più di due anni descrisse gli eventi della sua vita quotidiana in clandestinità nel suo diario.
Diario scritto proprio tra le mura di questo edificio, diventato uno dei luoghi ebraici per eccellenza, che oggi è un tributo ad Anna, alla sua famiglia e alla storia del popolo ebraico.
Il Diario di Anna Frank
Il diario originale di Anna con alcuni dei suoi quaderni sono esposti come parte dell’esposizione permanente della Casa di Anna Frank. La collezione e le esposizioni temporanee sono incentrate sulla persecuzione degli ebrei durante la guerra, sul fascismo, razzismo e antisemitismo contemporaneo.
Ricordo che la visita alla Casa di Anna Frank è un’esperienza toccante, che ha già coinvolto milioni di persone di tutto il mondo. Durante un tour guidato, una guida professionista ti farà scoprire la Amsterdam della Seconda guerra mondiale attraverso gli occhi di Anna, adolescente e prigioniera.