Montevago e i “Percorsi Visivi” tra le rovine
Il terremoto è iniziato nel buio di una fredda notte, tra il 14 e il 15 Gennaio 1968. La sua furia ha portato morte e distruzione, devastando 14 città nella Valle del Belice, provocando 370 vittime, migliaia di feriti e circa 70.000 senzatetto.
Indice
Il terremoto del ‘68 è stato una distruzione fatale il cui ricordo ancora oggi fluttua nell’aria tra le strade dei vari paesi colpiti.
Montevago fu uno dei paesi colpiti e le mura che prima formavano una società, divennero semplicemente macerie.
Poggioreale Vecchia tra i suoi ruderi conserva come un tesoro banchi di scuola, poltrone e riviste di fine anni ’60 le cui pagine vagano nell’aria.
Gibellina indubbiamente è l’assenza trasformata in presenza dalla grande mano di Alberto Burri. Camminando tra i blocchi bianchi di cemento che si stagliano tra il cielo e la natura la drammaticità si erge a monumento evocativo. In modo che il ricordo non si esaurisca mai.
Montevago, il museo a cielo aperto tra le rovine del terremoto
Nelle rovine di Montevago, oggi, in in occasione del 53° anniversario del terremoto, i ruderi riprendono vita, la memoria si rinnova e finalmente si guarda al futuro.
Murales, dipinti, finestre di colori e riverberi animano così i “Percorsi visivi”, un museo a cielo aperto inaugurato nel vecchio centro di Montevago, tra le rovine.
Lungo il percorso si compie un viaggio tra immagini e metafore che riportano alla luce l’identità di un popolo.
Montevago e i “Percorsi visivi”
Il vecchio centro si propone dunque come un museo, come un viaggio sensoriale tra le suggestioni visive del tempo e dello spazio e come luogo di memoria che celebra la vita.
“Percorsi Visivi” è uno spazio, a Montevago, che ospiterà laboratori creativi, eventi culturali ed enogastronomici, mostre e opere di artisti contemporanei.
Come nasce “Percorsi Visivi”
Il progetto si pone come punto focale di un lavoro di riqualificazione dell’area del vecchio centro di Montevago che l’amministrazione comunale si è prefissa di riportare a nuova vita; così che divengano nuovo patrimonio per la cittadina spazi di creatività e produzione artistica nonché occasione di sviluppo sociale e turistico.
“L’obiettivo è quello di impedire l’abbandono di Montevago attraverso idee ed attività di valorizzazione. “Abbiamo la consapevolezza di essere parte viva e propositiva di un progetto di crescita. Ora più che mai è importante creare le condizioni perché il paese assuma la connotazione di un luogo creativo e della memoria; felice connubio tra architettura storica, paesaggio ed espressione artistica”.
Dichiara commentando il progetto Calogero Armato, assessore al Turismo, Sport e Spettacolo del comune di Montevago.
Ma il percorso è soprattutto volto a riportare in vita i bei ricordi che legano la popolazione a quel luogo fatto storicamente anche di tradizione e di un forte senso di comunità.
“Percorsi Visivi” nasce da un progetto dell’Associazione Culturale La Smania Addosso con il Comune di Montevago, la Presidenza dell’ARS e l’Assessorato al Turismo Sport e Spettacolo della Regione Siciliana.
Rappresenta l’ennesimo atto di recupero del vecchio centro, fortemente promosso dal sindaco Margherita La Rocca Ruvolo, che opera dal 2011 con l’obiettivo di impedire l’abbandono di Montevago attraverso idee ed attività di valorizzazione.
Gli artisti
Un percorso tra murales, finestre panoramiche, neomanierismo e transavanguardia.
Appena si arriva a Montevago, e si intravedono le prime rovine, non si è pronti a ciò che si andrà a vedere. Almeno io non mi aspettavo una distesa così “infinita” di ruderi, rovine e macerie.
Ed è a quel punto che lo sguardo si sofferma sulle opere di Ligama, tra tutte “Solstizio”, che permette di percepire, a pelle, il grande lavoro di riqualificazione che è “Percorsi Visivi” a Montevago.
“Montevago è uno dei quei posti in cui il tempo è sospeso, sembra essersi fermato. Il passato è una cicatrice forse troppo profonda per essere risanata. Quando mi portarono a visitare i ruderi non sono stato però sopraffatto dalla tristezza, ma dal senso di riscatto, dal rispetto per la memoria. Memoria che non è rinuncia nei confronti del futuro, dalla consapevolezza di quello che non c’è più, del ricordo di chi non c’è più. Ho da subito capito che quel posto fosse magico e con notevoli potenzialità. E non mi sbagliavo. “
Scrive su Facebook lo stesso Ligama.
Tra passato e futuro
Insieme a lui ha lavorato a Montevago anche Pascal Catherine, pittore francese conquistato dalla Sicilia che dipinge la dolce asprezza della natura insulare in quadri “fotografici”. Alcuni di questi sono installati all’interno delle finestre dei vecchi palazzi per uno sguardo sul territorio belicino.
Ha aderito a Percorsi Visivi anche il Maestro Bruno D’Arcevia, pittore marchigiano di fama internazionale, massimo esponente del neomanierismo in Italia, che ritornerà per l’occasione in Sicilia esponendo alcune opere lungo il percorso del Museo open air.
Ad arricchire il parterre artistico saranno le opere di Patrick Ray Pugliese noto non solo per la sua partecipazione al Grande Fratello Vip, le collaborazioni con Striscia la notizia e la Gialappa’s band, ma apprezzato anche come pittore il cui stile per i critici appartiene alla transavanguardia.
La chiesa Madre
Tra le prossime tappe c’è la ricostruzione della facciata della Chiesa Madre, affidata all’artista che lavora con acciaio e luci, quotato in tutto il mondo, Edoardo Tresoldi.
Inoltre si cercherà di ricreare, con i massi recuperati e numerati, secondo un’idea dell’architetto e direttore dei lavori, Alfonso Cimino, alcune ambientazioni e contesti del sito.
Edoardo Tresoldi è stato scelto in quanto inarrestabile sperimentatore. Classe 1987, scenografo e artista, a gennaio 2017 è stato inserito da Forbes tra gli under 30 più influenti al mondo.
Costruisce opere in rete metallica, come la Basilica Paleocristiana nel Parco Archeologico di Siponto in Puglia, le “Cupole d’aria” del festival Coachella in California, il gigante di Sapri o l’ultima opera a Gharfa, nel deserto di Riyadh.
Strada del vino terre sicane
Montevago, infine, con Contessa Entellina, Menfi, Montevago, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita di Belìce e Sciacca, fa parte de “La Strada del Vino Terre Sicane”; è un itinerario-sistema per conoscere il territorio ricco di valenze culturali e ambientali e dove gustare i generosi vini e i prodotti tipici della tradizione locale.
Qui popoli diversi hanno convissuto realizzando un percorso di storia, arte e tradizioni che miti e leggende legano ai luoghi, ai prodotti tipici e, soprattutto, ai vini.
Il giusto connubio tra cultura, prodotti e territorio, che vuole produrre sinergie per far conoscere l’enogastronomia e i luoghi in cui, per dirla con le parole di Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel libro “Il Gattopardo”, “riappare l’aspetto della vera Sicilia”.
La Strada coinvolge uno dei territori siciliani più interessanti dal punto di vista vitivinicolo. Un nome su tutti: Planeta, una delle aziende vitivinicole che più ha contribuito al successo dell’enologia siciliana nel mondo.
Si tratta, poi, di un’area molto ricca anche dal punto di vista lattiero-caseario ed agroalimentare. A tal proposito, basti citare la Vastedda del Belice e ancora il Pecorino rosso, la Ricotta infornata o il Pecorino siciliano dop. O ancora, il Fico d’India di Santa Margherita del Belice e il Carciofo spinoso di Menfi.
Articolo scritto per #ripariAMOitalia in sostegno a “Io scelgo la Sicilia”.