Sambuca di Sicilia, un tesoro della Valle del Belice
Dopo Menfi e le rovine di Montevago continua il nostro viaggio in questi luoghi che di solito sono fuori dagli itinerari turistici della Sicilia occidentale.
Indice
Qui, nella Valle del Belice, troverete una Sicilia diversa ed autentica la cui rappresentazione massima è proprio Sambuca.
La Valle del Belice
Nella Valle del Belice potrete sperimentare la Sicilia di un tempo piena di tesori, cittadine pittoresche, paesi fantasma, ruderi antichi, paesaggi naturali, prodotti tipici. Ma soprattutto peculiarità culinarie e ancora tante altre esperienze da vivere.
La valle prende il nome dal fiume omonimo, il Belice.
Purtroppo, più che per il turismo, questi luoghi sono famosi per il terremoto che li colpì il gennaio del 1968. Un terremoto che lasciò un grave segno in queste zone distruggendo completamente alcuni paesi ma non ne cancellò il fascino. Anzi tutt’ora offre ai viaggiatori sorprese inaspettate.
Il lago Arancio
Il paesaggio siciliano offre infiniti scenari. Tra tutti, quelli più noti includono delle spiagge, con la vista che spazia oltre l’orizzonte sul mare blu.
In realtà c’è una Sicilia di acqua dolce, fatta di laghi, alcuni dei quali artificiali. Il fatto che siano artificiali, non li priva della loro bellezza. Così, addentrandosi nel territorio, si rimane affascinati dal connubio tra i monti e gli specchi d’acqua. Tra questi spicca il Lago Arancio nel territorio di Sambuca.
Qui, quella Sicilia d’acqua dolce trova un paesaggio indubbiamente inusuale. Il lago infatti è circondato da vigneti e coltivazioni ad ulivo.
Quando il livello dell’acqua si abbassa, si possono scorgere le rovine dell’antico fortino di Mazzallakkar, costruito dagli Arabi nell’830. Nel 2000 è stato trasformato in un’oasi naturalistica gestita dalla Lipu.
Vista la sua posizione lungo le rotte migratorie, in primavera e in autunno sostano qui varie specie di uccelli. In inverno vi si rifugiano aironi cinerini, cormorani, svassi, spatole, moriglioni, folaghe.
Sambuca di Sicilia
Sambuca di Sicilia è una ridente cittadina che si trova alle pendici del Monte Adranone, molto vicino al Lago Arancio. E’ immersa in una verdeggiante vallata tra uliveti e vigneti pregiati.
Il terremoto del ‘68 che colpì la valle del Belice qui sembra aver fatto molti meno danni che in altri luoghi. La cittadina, il cui nome arabo era Zabut, dopo il titolo di “Borgo dei Borghi” nel 2016 sembra essere rinata in una primavera artistica e culturale.
Una passeggiata in paese può farvi ammirare il bellissimo teatro neoclassico, Il Teatro Idea, La fondazione Gianbecchina, museo che ospita un’esposizione permanente dell’omonimo artista originario del borgo, il Museo delle Trame Mediterranee che ospita i lavori di un’artista francese residente nel borgo e per finire Palazzo Pannitteri, sede del museo archeologico e dell‘Enoteca comunale.
I Vicoli Saraceni
Alle spalle di palazzo Pannitteri si trova il vecchio abitato di origine islamica. I Vicoli Saraceni, chiamati anche i “7 veneddi” sono un dedalo di viuzze e vicoli ciechi che vi condurranno in una dimensione arabeggiante.
Il quartiere si trova sulla sommità della cittadina, e ricorda una vera e propria Kasbah araba.
Passeggiando si possono ammirare vari esempi di street art che lo rendono ancora più suggestivo, oltre che cortili, scalinate di maioliche e balconi con piante rigogliose (molte case infatti sono ancora abitate).
Questa è l’anima millenaria di Sambuca di Sicilia che si estende dalla piazza Navarro al largo San Michele fino ad arrivare al Belvedere.
L’Emiro Al Zabut, fondatore della cittadina, realizzò originariamente il quartiere, diventato, ai giorni d’oggi, un museo vivente di storia arabo-sicula.
I suoi cunicoli sotterranei furono luoghi di prigionia e torture, in tempi più recenti vennero trasformati in luoghi di sepoltura per le morti causate dall’epidemia di colera del 1837. Bravissimi cavatori lo hanno arricchito con i portali in arenaria rossa.
Di porta in porta: i mille colore del Quartiere Saraceno
“Di porta in porta: i mille colore del Quartiere Saraceno” è il progetto di street art che l’istituzione Gianbecchina e l’amministrazione comunale hanno promosso con l’obiettivo di fare rivivere l’antico quartiere arabo. Ventitre di artisti hanno aderito al bando e realizzato opere artistiche su muri e porte del caratteristico quartiere arabo.
Il progetto è nato dal desiderio di valorizzare il quartiere dove è custodito un grande patrimonio architettonico, residuo e simbolo della dominazione araba in Sicilia, cui si deve la fondazione della città.
I vicoli Saraceni, già meta quotidiana di visitatori, hanno acquisito un ulteriore arricchimento culturale e artistico, oltre che turistico.
La terrazza Belvedere
La Piazza Baldi Centelles immette, attraverso una comoda scalinata, in quella parte dell’ex Castello di Zabut che costituiva l’acropoli fortificata. Nel secondo 800 si decise di demolire le strutture che ancora rimanevano e si ricavò un grande terrazzo per celebrarvi la Crocifissione del Venerdì Santo. Da qui il nome “Calvario”.
Il “Calvario”, però, fu adibito a questo scopo solo per poco tempo. Subito dopo la prima guerra mondiale il Cristo Morto fu celebrato all’interno della Chiesa Madre. Il Calvario fu battezzato «Belvedere».
Vi si può ammirare uno stupendo panorama che sconfina oltre le terre sambucesi sino alle terre sveve di Giuliana di Caltabellotta di Chiusa Sclafani, nello sfondo le montagne delle Rose e la catena interna dei Monti Sicani.
La Pasticceria Pendola e le Minni di Virgini
Dolce tipico di Sambuca di Sicilia, adatto alla colazione o ad una pausa golosa, è “Minni di Virgini”.
Noi quindi non potevamo che assaggiarle le “Minni di Virgini” proprio da Enrico Pendola. La sua storica pasticceria, situata in una stradina a pochi metri dalla piazza principale, è considerata la migliore e quella che segue la ricetta originaria.
Suor Virginia Casale di Rocca Menna fu l’inventrice di questo dolce. Nel 1725, in occasione dei festeggiamenti in onore dei marchesi Pietro e Anna Beccadelli, le chiesero di escogitare una novità nel campo della pasticceria.
L’idea di Suor Virginia fu così quella di realizzare un dolce sensitivo utilizzando ingredienti di ispirazione divina; come la zuccata, la crema, l’essenza di garofano e di cannella, cioccolato, oltre ai classici farina, uova, latte e burro.
In realtà, sembra che la forma di questi dolci, simili per la loro rotondità a seni di fanciulla in erba, volendo tradurre l’epiteto, sia stata suggerita da quella delle colline che la religiosa osservava dalla cella del convento.
Fu invece, maliziosamente Tomasi di Lampedusa ne “Il Gattopardo” a definirle impudiche paste delle Vergini chiedendosi come mai il Santo Uffizio, non avesse pensato di proibirle.
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Le vie dei tesori
Dai siti archeologici alle fortezze saracene, dalle miniere abbandonate alle concerie fantasma, dai castelli aggrappati al cielo agli acquedotti seminterrati, dagli ipogei ai palazzi nobiliari.
E ancora, artigiani dalle arcaiche mani d’oro, ricette che affondano sia nelle povere cucine contadine che nei sontuosi monasteri, esperienze, percorsi guidati.
I piccoli comuni nascondono miniere sconfinate di storie e tradizioni, e adesso, 42 borghi siciliani in gran parte sotto i cinquemila abitanti, in tutte e nove le province della Sicilia, hanno deciso di fare rete e si strutturano in un network sotto l’egida della Fondazione Le Vie dei Tesori.
Fondazione che ha condotto, con la loro collaborazione, un primo censimento del patrimonio: castelli, abbazie, chiese, miniere abbandonate, musei gioiello, conventi, osservatori astronomici, siti rupestri, grotte, cave, fari.
Ma anche tesori immateriali: sapienze antiche custodite dagli ultimi artigiani – veri tesori viventi – ricette tradizionali, tradizioni.
Sambuca di Sicilia, tramite il suo Comune, con la Fondazione Le Vie dei Tesori, ha partecipato al bando del Mibact “Borghi in Festival”, con un progetto che punta alla realizzazione del “Festival Le Vie dei Tesori” in sei fine settimana compresi tra il 29 maggio e il 5 luglio con circa 210 luoghi aperti.
Un vero Festival della narrazione incardinato su itinerari naturalistici, artistici, letterari, enogastronomici, in grado sia di interconnettere i luoghi: per questo si stanno disegnando percorsi tematici trasversali e orizzontali tra i borghi.
Ma la Fondazione e i 42 Comuni hanno anche scelto di strutturarsi – oltre la partecipazione al bando per il Festival – in modo stabile per portare avanti politiche di rigenerazione, valorizzazione, lotta allo spopolamento; come la vendita delle case, proprio a Sambuca, ad un euro,
Menfi, il mare e la bandiera blu
Da Sambuca una strada provinciale vi condurrà a Menfi, altra terra sicana, dove potrete osservare una verde vallata e un mare senza fine.
Menfi è famosa per le sue grandi spiagge di sabbia fine, soprattutto Portopalo, bandiera blu consolidata da diversi anni, e per la cantina sociale Settesoli.
Sul litorale di Portopalo è collocata anche una torre camilliana; un’antica torre tardo cinquecentesca per l’avvistamento delle navi saracene. Distese solitarie di sabbia, dune e canneti, danno al visitatore l’impressione di essere in un luogo da sogno.
Ma se volete fare un bagno attenzione alla temperatura dell’acqua, spesso non proprio caldissima in questa zona.
Articolo scritto per #ripariAMOitalia in sostegno a “Io scelgo la Sicilia”.