Avete presente quando le 4 amiche di Sex and the city organizzavano le loro serate in cerca delle novità nelle notti di New York. A Milano è possibile fare lo stesso.
Infatti a Milano, oltre la nota movida dei Navigli o delle Colonne di San Lorenzo, offre tantissime opportunità: ad esempio aperitivo e teatro in Corso Buenos Aires.
Come muoversi ?
Il primo problema da risolvere è come muoversi a Milano la sera. Oltre la propria macchina o il car sharing ci sono i mezzi pubblici; non dimentichiamoci che Corso Buenos Aires, oltre 1,5 km, ha addiruttura tre fermate della metropolitana della linea rossa.
La fermata Loreto offre l’interscambio con la linea verde. La metro è un mezzo economico e comodo, e circola dalle 5.30 alle 00.30, orario perfetto per tornare a casa dopo il teatro.
Dove fare l’ aperitivo ?
San Pietro Cafèè una deliziosa e spaziosa enoteca situata proprio nel cuore di Porta Venezia. È perfetta per un caffè o un aperitivo durante o dopo una giornata di shopping in Corso Buenos Aires o prima di andare a vedere uno spettacolo l’Elfo Puccini.
La struttura, infatti è molto grande e scenografica: al piano terra si trova la caffetteria e il ristorante, mentre al piano -1 l’enoteca.
Ma è il dehor, con ingresso dalla strada pedonale via Spallanzani, il vero fiore all’occhiello: piante e lucine rendono l’atmosfera intima e accogliente.
L’aperitivo offre i classici cocktail, come spritz, sbagliato o americano, o calici di vino, proveniente soprattutto dalla produzione nel Gavi.
La cucina invece offre veramente di tutto, dai piatti tradizionali e imperdibili, a idee nuove come il riso con verdure, crema di curry e gamberi che ho avuto il piacere di assaggiare io. Tutti gli ingredienti arrivano da piccoli produttori locali, e i prodotti sono quasi tutti italiani e certificati. Le ricette tengono conto delle caratteristiche del prodotto e della sua stagionalità.
Atmosfera, drink e proposta gastronomica renderanno il vostro inizio serata molto speciale.
A teatro – Elfo Puccini
All’Elfo Puccini, fino al 2 luglio, in sala Shakespere, va in scena, per la regia Bruni/Frongia, l’opera “Il seme della violenza – The Laramie Project” di Moisés Kaufman e dei membri del Tectonic Theater Project
Il seme della violenza
The Laramie project è un testo profondo, stratificato e toccante che racconta il caso Matthew Shepard, uno studente ucciso brutalmente per motivi di odio omofobico.
Poco dopo il delitto, Moisés Kaufman (autore di Atti osceni) e la sua compagnia compiono un viaggio verso Laramie, la città del Wyoming teatro del delitto, e qui trascorrono lunghi periodi a intervistare gli abitanti e ricostruire gli eventi per dare un senso a questa tragedia.
Il racconto che ne scaturisce va molto oltre la cronaca. Non si limita a trattare una questione legata ai temi dell’omofobia e della paura della diversità, ma parla anche della funzione che il teatro può avere come strumento vivo di confronto. Riesce a porre, con forza e chiarezza, domande fondamentali in questi nostri tempi di divisione e di rabbia: quale sarà la voce che lasceremo prevalere in noi? Quella dell’odio, della crudeltà e della paura o quella della compassione, della gentilezza e della speranza?
Grazie ai genitori di Matthew, che hanno continuato la lotta per avere giustizia, oggi gli Stati Uniti hanno una legge contro i crimini d’odio, che porta il nome di loro figlio.
«Il seme della violenza è un esempio di cosa possa essere oggi il teatro civile: per nulla noioso e didascalico, emozionante e innervato di quella coscienza sociale erede diretta della tragedia greca». Stefano de Stefano, Il Corriere del Mezzogiorno
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La compagnia
Ferdinando Bruni (anche interprete) e Francesco Frongia dirigono una compagnia di otto attori che hanno il compito, intenso, drammatico e coinvolgente, di portare in scena più di sessanta ‘testimoni’: dai compagni di Università di Matthew agli insegnanti, dal barista che per ultimo lo vide vivo alla fidanzata di uno degli assassini, dai poliziotti ai medici, fino al reverendo Phelps (ultraconservatore e omofobo) che schiera i suoi adepti al funerale del ragazzo. Una folla dalla quale emerge la forza di alcuni personaggi, che commuovono e non si dimenticano, testimoni di una storia tragica che tuttavia riesce a trasformare profondamente la comunità e gli individui.
E il teatro torna a essere strumento vivo di confronto con la realtà e catalizzatore di dibattiti che riguardano da vicino anche tutti noi, come hanno avuto modo di raccontarmi Francesco Bruni e Giuseppe Lannino in una piccola intervista.
L’intervista
Gentilissimo Maestro Bruni com’è vivere la ripartenza all’Elfo Puccini ?
Sicuramente questo periodo è un periodo di gioia. Il teatro senza pubblico non può esistere, è come se fosse a metà.
Speriamo che sia una ripartenza definitiva e che ci permetta di mettere in scena tutto ciò che abbiamo imparato, studiato e ipotizzato nei mesi scorsi.
Com’è mettere in scena uno spettacolo in tempo di covid ?
In questo mesi di chiusura non ci siamo mai fermati. Il teatro era chiuso, ma noi abbiamo continuato a lavorare, tanto che nonostante i protocolli stringenti, le procedure anti-contagio abbiamo preparato e siamo pronti a mettere in scena 5 nuovi spettacoli.
La “chiusura” per noi è stato un tempo eletto dove abbiamo potuto riflettere e meditare, dove con ritmi più lenti ci siamo arricchiti di storie, tecniche e nuove performance.
Parlando de “Il seme della violenza” invece vi chiedo quanto è importante oggi il teatro con valore civile ?
Se bene ci pensiamo, racconta Giuseppe Lanino, questo spettacolo capita nel momento migliore e anche peggiore, viste anche tutte le azioni di spiegazione e polemiche che girano intorno al DDL Zan.
Ma da sempre l’Elfo Puccini, come nell’antica Grecia, ha creduto nella necessità di vivere il teatro come gesto civile.
Non si va a teatro solo per divertirsi, ma anche per condividere obiettivi ed ideali.
Così questa storia che ha più di trent’anni, ora, non può essere abbandonata, anzi va raccontata con più voce che in passato.