Atelier Pellini a Milano. L’arte di padre in figlio
L’Atelier Pellini a Milano nasce, come laboratorio di scultura, all’inizio del secolo scorso. Gli atti di fabbrica del Comune di Milano lo ritengono esistente dal 1903. Probabilmente, il nome originario dello spazio era “Studio Pellini”.
Il laboratorio, in realtà una bottega artigiana di discrete dimensioni per l’epoca, aveva la struttura di una piccola fabbrica, illuminata da lucernari e con accesso, attraverso un cortile dedicato alla scolpitura, tramite una grande porta bordata di ferro.
Eugenio Pellini
Fu edificato insieme alla palazzina di via Curtatone 8/d (oggi divenuta via Siracusa 6), luogo dove si recò ad abitare Eugenio Pellini con la famiglia.
Lo scultore di Marchirolo, provincia di Varese, era -allora- da poco rientrato a Milano dopo un periodo trascorso a Varese, dove si era trasferito in seguito ai moti del maggio 1898.
Lo studio di scultura che, dunque, ha più di un secolo di storia, ha poi visto il succedersi di più figure che vi hanno lavorato, inventato e prodotto.
Infatti l’area fu originariamente sede dell’attività di Eugenio Pellini, coadiuvato da allievi e maestranze.
Eros Pellini
Alla morte di Eugenio, avvenuta nel 1934, lo spazio fu ereditato dal suo secondogenito, Eros, nato a Milano nel 1909, formatosi alla scuola di Adolfo Wildt presso l’Accademia di Belle Arti di Brera.
Anche Eros Pellini fu scultore, “scolpitore”, modellatore e pure disegnatore; come il padre fu un convinto utilizzatore della tecnica di fusione “a cera persa”.
E’ verosimile che Eros già lavorasse nello studio del padre (che pur non desiderava che il figlio intraprendesse la carriera di scultore) dalla fine degli anni ’20, dal momento che gli archivi a disposizione indicano che Eugenio, gravemente ammalato, non abbia più prodotto opere dal 1929.
Documenti fotografici mostrano come anche Eros fosse coadiuvato da allievi o apprendisti.
Il passato
Non tutto si è salvato dai bombardamenti di Milano del 1943 e 1944: perduto è l’archivio di Eugenio e molto materiale cartaceo appartenente alle figure succedutesi nell’atelier.
Ancora consultabili, tuttavia, disegni (e taluni progetti di opere monumentali), corrispondenza, registri e riviste d’epoca, salvate e conservate da Matelda Pellini -figlia di Eros- che, per prima, ebbe l’idea di dare destinazione museale allo spazio del vecchio laboratorio, oggi divenuto testimonianza visiva di un antico studio e, nel contempo, luogo di cultura e storia.
Gli spazi oggi
L’Atelier Pellini, ricordiamolo non è accessibile al pubblico nel quotidiano, ma si può visitare con tour privati ad esempio accompagnati da Desiree Coata per Come Home, o per eventi, come il FuoriSalone, o affittando una delle sale per shooting o altre esperienze.
Entrare nell’Atelier Pellini significa fare un salto nel passato e camminare tra sculture, gessi e progetti di grandi opere.
Il primo spazio è un cortile privato disseminato di opere che permette poi di entrare nella prima area coperta con numerose sculture, di tantissime misure diverse, posate su scaffalature che arrivano fino al soffitto che sono rappresentazione dell’arte di Eugenio prima e Eros poi.
Passando per un piccolo corridoio si accede ad un salottino, lo studio di Eugenio e Eros, con un lucernario in vetro al soffitto, dove sono contenuti strumenti del mestiere, materiali preparatori e libri d’arte.
L’ultimo spazio, è una sala grande, che contiene cere, sculture, modelli e opere di grandi dimensioni che raccontano il percorso artistico dei due scultori. Entrare in questa sala significa, letteralmente, camminare tra gli stili artistici e la storia italiana tra ‘800 e ‘900.
Il futuro di Atelier Pellini a Milano
Per non snaturare la location i proprietari pensano di utilizzarla come cornice di eventi artistici di svariato genere. L’essenza del progetto è quella di unire la tradizione del passato e i segni dell’arte figurativa con idee e concezioni nuove. Uno dei fini dell’utilizzo dello spazio è quello di generare un contrasto tra forme classiche e sperimentazione, tra antico e nuovo.