Una passeggiata nella Milano Dark
Milano è una città convulsa, sempre all’opera, irrefrenabile e viva. Una delle città più vive e in costante mutamento che conosca.
Indice
Ma spesso, permettendoci di camminare nella storia, nasconde il fatto di essere stata, e di essere haimè, teatro di morte, crimini efferati e fatti storici dolorosi e drammatici.
Milano, così, sa essere anche dark e questo itinerario, perfetto per il periodo di Halloween, ci porterà alla scoperta di delitti irrisolti e efferati fatti di sangue.
Piazza Vetra e la caccia alle streghe
Quando si parla di secoli bui ci si riferisce al Medioevo. Ma il buio della ragione, soprattutto per quanto riguarda la caccia alle streghe, si diffuse soprattutto in epoca umanistica e rinascimentale.
Non fece eccezione Milano, che aveva in piazza Vetra il luogo deputato alle esecuzioni e ai roghi. Talvolta si sceglievano altri posti, come il Broletto di piazza dei Mercanti o anche piazza Santo Stefano.
Piazza Vetra, vicino alla Basilica di San Lorenzo, prendeva il nome dai «vetraschi», i giovani lavoranti che vicino a un canale di scolo grattavano con cocci di vetro le pelli degli animali durante il processo di conciatura.
Ancora oggi è visibile, dai passanti e dai viaggiatori, una croce e una statua dedicata a San Lazzaro, protettore dei sofferenti.
La colonna infame di Manzoni
In corrispondenza del palazzo all’angolo tra il Corso di Porta Ticinese e via Gian Giacomo Mora, quasi davanti alle Colonne di San Lorenzo, si trova un luogo che ricorda uno dei periodi più bui di Milano.
Quasi nessuno oggi ne conserverebbe memoria se non fosse per una scultura seminascosta e una targa che recita:
“Qui sorgeva un tempo la casa di Gian Giacomo Mora, ingiustamente torturato e condannato a morte come untore durante la pestilenza del 1630”.
La scultura, realizzata dal Menegon nel 2005, con un gioco di pieni e vuoti raffigura una colonna; al suo posto c’era un tempo la Colonna Infame, che ha ispirato al Manzoni l’omonimo saggio.
Una storia vera, che racconta fino a che punto si possa spingere l’uomo quando sente la paura.
La peste a Milano
Tra le tante epidemie di peste che flagellarono l’Europa, la più conosciuta è sicuramente quella del 1630, che fa da sfondo alle vicende narrate da Manzoni nei Promessi Sposi, alcune delle quali ambientate proprio nella città di Milano.
Un incubo: le persone contagiate morivano nel giro di pochi giorni e, nei mesi estivi, più caldi, si contarono quasi 200 decessi al giorno. Non si sapeva né chi né cosa provocasse queste morti e, ovviamente, non c’erano cure efficaci.
A Milano iniziò a diffondersi la voce che dei loschi personaggi andassero in giro per la città a ungere i banchi delle chiese e i luoghi di maggior passaggio con un unguento giallastro; gli untori.
La mattina del 21 giugno 1630 alcuni cittadini trovano un unguento giallastro in molti punti del Corso di Porta Ticinese e del vicino Carrobbio. Gli stessi accusano il commissario della Sanità, Guglielmo Piazza, che si trovava in quei luoghi solo per fare dei sopralluoghi legati al suo mestiere.
Le forze dell’ordine lo arrestano e lo portano in carcere. Dopo 5 giorni di torture disse quello che la gente voleva che dicesse, confessando di avere sparso l’unguento datogli da un barbiere del Ticinese: Gian Giacomo Mora.
Le guardie così arrestarono il povero malcapitato che non sapeva neanche di cosa fosse accusato.
Estortagli la confessione con le torture, il Senato mandò lui e il Piazza sul patibolo e il boia esegui la condanna in maniera esemplare. Il Senato ordinò la distruzione della casa del Mora. Al suo posto fece costruire la famosa colonna infame.
Inutile dire che la morte dei malcapitati non fermò il dilagare della peste, a cui invece provvidero le rigide temperature invernali.
La povera Rosetta
Elvira Andrezzi, conosciuta da tutti come Rosetta, era una giovane prostituta e canzonettista la cui vita si spense una notte di agosto del 1913, nel luogo che oggi chiamiamo Carrobbio, proprio in centro città.
Molti dubbi avvolgo ancora la sua morte e diverse teorie sono state formulate negli anni, ma cosa successe veramente?
Quella sera del 27 agosto, Rosetta e altre cinque persone vengono fermate dalla polizia per disturbo della quiete pubblica. La situazione presto degenera: i giovani rifiutano di obbedire agli ordini e i poliziotti passano ai fatti.
Secondo i verbali della polizia, Rosetta viene colpita da una bastonata e durante il trasporto in ospedale ingerisce volontariamente delle pillole di sublimato corrosivo per evitare l’arresto, viene dichiarata morta suicida all’ospedale Maggiore.
La stampa, però, non è convinta: il giornale “L’Avanti!”, diretto allora da Benito Mussolini, indaga e scopre che in effetti nel lavaggio gastrico praticato alla ragazza in ospedale, non è stata trovata alcuna traccia del veleno. L’ipotesi più accreditata sembra essere quindi quella che Rosetta, di appena 17 anni, sia morta a causa delle percosse. Questa versione non viene mai confermata ufficialmente e i poliziotti indagati vengono assolti.
Il caso, però, non viene dimenticato e Rosetta diventa una leggenda.
La sua storia viene tramandata nella mitologia popolare milanese dalla canzone La povera rosetta di di Nanni Svampa. Leonardo Sciascia le dedica un saggio intitolato proprio Storia della povera Rosetta.
Il primo serial killer italiano e una passeggiata nella Milano Dark
Via Bagnera è una strettissima strada non molto distante dal centro. Quante volte sarà capitato di passarci accanto o magari di esserci sfuggita perché priva di negozi o di luoghi attrattivi.
Eppure per i milanesi, quella non è solo una semplicissima strada, ma un vicolo maledetto.
Quando Milano era sotto il dominio asburgico, c’era un fuochista che lavorava presso Palazzo Cusani e che rispondeva al nome di Antonio Boggia. Un tipo dall’apparenza mite e silenziosa, ma queste caratteristiche celavano una personalità disturbata.
Nel 1849 commette il suo primo omicidio e a questo seguiranno altri. Il modus operandi era sempre lo stesso: il Boggia avvicinava le sue vittime e poi le uccideva con colpi d’ascia. Per non far trovare il cadavere smembrava i colpi.
Antonio Boggia sarà catturato qualche anno dopo e giustiziato per impiccagione nei pressi di Porta Ludovica. La leggenda narra che il suo fantasma vaghi ancora nei pressi di Via Bagnera e si manifesterebbe tramite una ventata di aria gelida che avvolgerebbe la gente, che attraversa questa strada. Se non è questa una storia da Milano dark non lo è proprio nessuna. La prossima volta che vi capita di passeggiare per le 5Vie andate in cerca di Via Bagnera e dei luoghi in cui visse il Boggia.
Omicidio in Cattolica
Un giorno di luglio del 1971, Mario Toso, giovane seminarista iscritto alla facoltà di filosofia dell’Università Cattolica di Milano, si reca in ateneo e, con occhio attento, nota che nel bagno delle donne c’è un rubinetto rimasto aperto.
Una volta superata l’indecisione e l’imbarazzo, dopotutto quello è il bagno delle donne, decide di entrare e trova in terra una ragazza morta, trafitta da coltellate.
Il corpo era quello di Simonetta Ferrero, 26 anni, ex-studentessa della Cattolica, dichiarata scomparsa dai genitori qualche giorno prima.
Gli inquirenti seguono ogni pista, le indagini vanno avanti per anni, ma nessuno sembra essere il responsabile dell’efferato omicidio.
Come scoprire Milano Dark e le sue storie intrise di sangue e mistero ?
Potete partecipare al tour con la local friends di be Worldly, Desiree, che ha creato un itinerario che si snoda tra luoghi di crimini passati alla storia, delitti irrisolti, efferati fatti di sangue, curiosità diaboliche e morte declinata in tutte le sue più tragiche sfaccettature.
Con lei, come ho fatto io, in questa passeggiata nella Milano Dark, ricorderete le vittime e come investigatori sonderete i dubbi sulle circostanze di queste morti e di tante altre osservando i luoghi dei delitti.
L’app Worldy
Worldy nasce dall’idea di un team di ragazzi accomunati dalla smodata passione per i viaggi, e con un grande amore per la città di Milano. E’ una Startup Innovativa che vuole offrire la possibilità alle persone di vivere le città, in cui vivono o sono solo di passaggio in un modo diverso, più autentico e personale.
Con il loro servizio e grazie ai loro local friend, vogliono dare alle persone la possibilità di scoprire le città nell’essenza più vera tramite esperienze fuori dal comune e attività particolari e divertenti.
Il post “Una passeggiata nella Milano Dark” è in collaborazione con Be Worldly